«Un tacchino, in un allevamento statunitense, decise di formarsi una visione del Mondo scientificamente fondata. Fin dal primo giorno, questo tacchino osservò che, nell’allevamento dove era stato portato, gli veniva dato il cibo alle 9 del mattino. E da buon induttivista non fu precipitoso nel trarre conclusioni dalle sue osservazioni e ne eseguì altre in una vasta gamma di circostanze: di Mercoledì e di Giovedì, nei giorni caldi e nei giorni freddi, sia che piovesse sia che splendesse il sole.
Così arricchiva ogni giorno il suo elenco di una proposizione osservativa in condizioni più disparate. Finché la sua coscienza induttivista non fu soddisfatta ed elaborò un’inferenza induttiva come questa: “Mi danno il cibo alle 9 del mattino”.
Purtroppo, però, questa concezione si rivelò incontestabilmente falsa alla vigilia di Natale, quando, invece di venir nutrito, fu sgozzato.»
Tratto da “Che cos’è questa scienza?” di B.Russel, a cura di A.F.Chalmers.
Per quanti possano essere i casi enumerabili all’interno di un ragionamento induttivo, non esiste nulla che possa garantirci a priori che anche il prossimo caso rientrerà all’interno della nostra asserzione. Gli esperimenti concepibili, così come le osservazioni possibili, sono infinite per numero e casistica.
Le induzioni si fondano su un pregiudizio ontologico che nella realtà non trova poi fondamento.
A pensarci bene, lo stesso processo è facilmente riscontrabile all’interno delle grandi delusioni. Quante volte le nostre asserzioni induttive ci hanno portato a credere e a costruire realtà che finivano per disattendere e deludere le nostre aspettative?
Sulla base di tale contrapposizione logica, K.Popper ha favorito e proposto il passaggio da una scienza basata sulla pura routine dell’enumerazione con l’idea di una scienza di ardite congetture e ricerca dell’errore in vista della verità.
In termini più pragmatici, assai spesso, la cosa che più di molte altre ci protegge dalla delusione è proprio la disillusione, ovvero ciò che Popper chiama “razionalismo critico“.