Da sempre, il gioco costituisce una risorsa molto importante per il bambino. Attraverso il gioco, si comincia ad esplorare l’ambiente circostante, ad interagire con gli altri, a provare piacere e divertimento, a confrontarsi con i propri limiti, ecc… Ma quali sono i campanelli di allarme da tenere in considerazione?
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Il bambino non gioca: Se, come abbiamo detto, questa funzione è qualcosa di vitale per lo sviluppo, nel caso in cui il bambino non riesca o sia (apparentemente) demotivato al gioco, è bene chiedersi cosa possa esserci dietro tale rifiuto. Generalmente, il rifiuto al gioco è una delle preminenti forme che i bambini utilizzano per esprimere il proprio malessere. A tale proposito, è molto importante approfondire la situazione con l’aiuto di un esperto;
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Il bambino ha sempre bisogno di qualcuno per giocare: Se il bambino non riesce a giocare da solo, significa che ha sempre bisogno di qualcun altro, spesso per lui di riferimento. Generalmente, le spiegazioni a questo fenomeno possono essere due:
-Il bambino ha necessità di attenzioni, per cui tende a tenere in “ostaggio” i genitori o coloro che si prestano a giocare con lui;
-Il bambino ha bisogno di continue rassicurazioni, per cui non è mai sicuro di ciò che fa e di come opera, chiedendo spesso conferme agli altri.
In entrambi i casi, è necessario approfondire la natura di questo comportamento ed è consigliabile un supporto che prenda in carico l’intero sistema familiare per definire ruoli e confini;
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Il bambino aggressivo: Che nel gioco ci sia aggressività, non deve preoccupare. Molti, compresi gli adulti, utilizzano il gioco o l’attività fisica per sfogare la rabbia o lo stress della giornata, traendone spesso giovamento. Quando scaricare la rabbia diviene l’unico gioco, allora dobbiamo considerarlo un problema e occorre capire cosa crea frustrazione e aggressività nel bambino;
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Il bambino nevrotico: Se il bambino non riesce a concentrarsi nel gioco per alcuni minuti e a trarne piacere, ma salta da un’attività all’altra, incapace di divertirsi, occorre fermarsi e riflettere. Dietro a questo comportamento potrebbe esserci una forte ansia che il bambino tenta di dominare, manifestando irrequietezza e agitazione.
In ogni caso, è bene evitare di etichettare o richiamare diagnosi su di loro. Molto spesso, i problemi dei piccoli non sono altro che il riflesso di alcune situazioni di conflitto che stanno osservando nei grandi. Ecco perché, se intercettati nei tempi e nei modi opportuni, questi problemi possono essere totalmente neutralizzati e consentire al bambino di tornare a sorridere e divertirsi con qualcosa con cui tutti noi abbiamo fatto i conti: il gioco.