Chiunque abbia a cuore una persona desidera che questa possa essere sempre e comunque felice. E’ il desiderio di un genitore per il proprio figlio, di due innamorati per il rispettivo partner, di un fratello per la sorella o viceversa… Ovviamente, questo nobile auspicio non solo è spesso irrealizzabile, ma può provocare anche vere e proprie disattese con effetti paradossalmente opposti. Quante volte una madre esprime tale desiderio con buone intenzioni, ma tramite richieste perlopiù irrealizzabili? Quante volte vorremo che i notri figli provassero felicità, gioia o entusiasmo nelle proprie cose, compresi i loro doveri? “Dovresti aver voglia di studiare, non perché te lo chiedo io, ma perché sai che è per il tuo bene“. A quanti genitori è capitato di esortare in tal modo il proprio figlio svogliato?
Eppure, proprio questa richiesta impedisce al ragazzo la realizzazione del compito, in quanto gli è impossibile soddisfare appieno la pretesa del genitore. Può decidere di studiare per adempiere ai propri doveri, ma non può decidere di avere voglia o di farselo piacere.
Chiunque di noi si sforzi di “avere voglia” di qualcosa otterrà inevitabilmente l’effetto opposto. E’ proprio la richiesta di provare a comando qualcosa che per sua natura non può che essere spontaneo che finisce per bloccarlo ancora di più.
“Dovresti esser contento di passare tutta la giornata con me che sono la tua amata“, “vai in camera tua e torna solo quando ti è tornato il sorriso”, “dovresti divertirti a giocare con tua sorella“, “in fondo non ti manca niente, dovresti essere contento” sono tutte richieste che, per loro natura paradossale, mettono chiunque (figlio, fidanzato, ecc) nel’impossibilità di aderirvi, sia che la persona rifiuti la comunicazione, sia che vi aderisca “a comando”.
Quanto più il genitore o il partner intensifica i propri sforzi, impedendo al destinatario del proprio messaggio di avere reazioni spontanee, tanto più promuoverà sensi di inadeguatezza. Amore, felicità e desiderio non possono essere prodotti a comando. Al contrario, sforzarsi di provare certe emozioni e certi stati d’animo finisce per produrre gli effetti opposti: inadeguatezza, tristezza, irritazione, apatia, senso di colpa.
Come si può dunque ovviare a tutto ciò?
L’antidoto migliore a tali comunicazioni consiste anzitutto nell’imparare a richiedere comportamenti, non stati d’animo: “Vai in camera tua e torna quando sarai in grado di comportarti in maniera educata“, “studia perché è il tuo dovere, non è necessario che ti piaccia“. Sono le ingiunzioni chiare che permettono ai figli di eseguire quanto richiesto senza cadere nella trappola del “doverlo fare – dovendo essere felice”.
Nel caso di due innamorati basterà interrompere la richiesta volontaria per promuovere quella involontaria – spontanea e maggiormente genuina, paradossalmente bloccata o repressa proprio dalla richiesta stessa. Nel caso in cui, in più di un’occasione, questa non arrivi nonostante il vostro “silenzio”, avrete comunque fatto una nuova scoperta, assolutamente poco piacevole, ma del tutto terribilmente veritiera.