«In amore si soffre soprattutto perché si insiste e si resiste. Troppo spesso il desiderio di voler adattare a tutti i costi gli schemi di questo sentimento alla nostra volontà e al nostro modo di intendere la vita si scontra con la realtà dei fatti, finendo per indurci in un forte combattimento.»
M’ama o non m’ama? Questo straziante dubbio, oggi come ieri, tormenta tantissime persone, molte delle quali si scoprono completamente cieche e vulnerabili nel dovervi cercar risposta. Alcune preferiscono non rispondere, altre addirittura negare, altre ancora delegare ogni responsabilità: meglio non saperne che doverci pensare seriamente… Sotto il cielo dell’amore, l’essere umano reagisce nei modi più stravaganti, cercando di conciliare ragione e sentimento. Possibile?
Il paradosso è che più ci sforziamo di entrare nelle logiche dell’amore, meno siamo in grado di capire cosa proviamo realmente o di rispondere al perché ci troviamo ancora in questa storia, o nell’altra, anziché fuggirla. Prigionieri delle nostre non-scelte, avanziamo singhiozzando, in cerca di risposte definitive.
A volte, il dubbio su cosa proviamo non è insano di per sé, bensì conseguenza di ciò che ci aspettiamo dall’amore. Chiediamo all’amore di salvarci, di vendicarci, di scegliere al posto nostro, di darci stabilità e di non farci ripetere gli errori del passato. Deleghiamo al sentimento impossibile una pesante responsabilità, quasi a sperare fatalmente nel suo potere.
Se nella fase dell’innamoramento vediamo nell’altro ciò che noi stessi vogliamo vedere, molti si ritrovano successivamente a fare i conti con il proprio disincanto, la delusione, il distacco o addirittura il rifiuto.
Cosa spinge una persona a perseverare in un rapporto di sofferenza? Cosa porta un membro della coppia ad insistere in uno schema che ormai non funziona più? Cosa si cela dietro questa sorta di “masochismo”?
Ormai gran parte delle coppie non sta insieme per amore, ma per paura. L’opposto dell’amore, quindi, non è più l’odio – come un tempo si pensava – ma la preoccupazione, il timore, l’angoscia del dover andare avanti a stento. Si ha paura di rimanere soli, di non trovare altre relazioni, di doversi rimettere in gioco. Si ha paura di invecchiare senza nessuno accanto, si ha paura di eventuali ritorsioni o di prendere una qualunque decisione, comprese quelle giuste. Vittime delle nostre stesse trame, viviamo la maggior parte delle relazioni con la paura, quasi fosse una variabile in grado di unire più dell’amore.
In realtà, ogni legame basato sulla paura si rivela facilmente disfunzionale. Laddove il timore di perdersi è più forte del piacere di viversi i partner si sentono come condizionati ed il legame si struttura come una specie di dipendenza.
Eccoci dunque al nocciolo della questione: per poter affrontare al meglio questo tema occorre fare un passo indietro, partire dalla nostra persona, dal nostro copione relazionale. In che modo stiamo amando? In che maniera riusciamo (o non riusciamo) a dimostrarlo?
Senza sapere dove siamo è spesso difficile capire dove vogliamo andare e come possiamo migliorare. “E se fosse Amore?” ci aiuta a districarci nei labirinti sentimentali e pseudo-sentimentali, a fare i conti con il nostro modo di amare ed essere amati, con ciò che tendiamo a negare o giustificare, a divenire consapevoli del nostro stare insieme e – soprattutto – a saper cambiare quegli atteggiamenti e quei comportamenti che si ripercuotono sulla nostra vita affettiva.
E se un domani, dunque, nel nel mezzo di un sentimento forte, la mia mente ballerina dovesse chiedermi: “E se fosse amore?”. Ecco, che questo libro possa indicarmi la strada da percorrere. Buon cammino.
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