Nessuno ancora oggi ne vuole sentir parlare. Per scaramanzia, per “evitare ogni negatività”, per esorcizzare la paura o altro, nessuno vuole affrontare un tema che, prima o poi, ci riguarda tutti: il fine vita.
Parlare della morte, della perdita, del fine vita è sempre più una sorta di tabù, un qualcosa che non ci riguarda, che non vogliamo contemplare. In realtà, non soltanto prima o poi ci faremo tutti i conti, ma può riguardarci anche quando colpisce persone a noi vicine.
“Di fronte alla morte siamo tutti uguali” sosteneva il grande Totò, intendendo come questa non faccia distinzione di classe sociale, razza o appartenenza. E’ altresì vero, aggiungo, che il modo con cui scegliamo di attraversare il lutto e la perdita, spesso, fa la differenza.
Innanzi tutto, partiamo dal dire che il dolore del lutto non si presenta solamente una volta, di fronte all’evento della perdita. Il dolore della perdita di una persona cara si manifesta intensamente proprio nei momenti in cui vorresti fosse presente: la tua laurea, il tuo matrimonio, un momento difficile della tua vita in cui ti saresti normalmente rivolto a lei per avere una guida, la nascita del tuo primo figlio, ecc.
Questi momenti e molti altri ti riportano in contatto con quella perdita originale.
Il lutto non accade una sola volta. Accade ogni volta che ti ritrovi di nuovo a contatto con la perdita. E in quei momenti è probabile che proverai tante emozioni dolorose. Emozioni che non vanno scacciate via, negate o minimizzate, quanto piuttosto attraversate. Solo se creiamo spazio al dolore per poterlo attraversare potremmo uscirne.
Il dolore negato, represso, provoca un continuo sanguinamento e inibisce il processo di cicatrizzazione. Il dolore attraversato promuove, invece, la fuoriuscita del malessere e consente di prendersi cura dell’unica cosa che la persona che non c’è più ci ha lasciato: il suo ricordo.
Ogni volta che sentirai e attraverserai quel dolore e quel ricordo, starai pian piano guarendo. Con tenerezza, con pazienza.
Non come un qualcosa da scacciare via, ma come un qualcosa da superare e da ricordare: esattamente come la persona che non c’è più.
“Il mondo spezza tutti quanti e poi molti sono più forti nei punti spezzati” E.Hemingway