Il lavoro, il partner, i soldi, la salute… Di quante cose ci preoccupiamo costantemente? Addirittura ci capita di preoccuparci anticipatamente, come a volerci sentire “pronti” nel caso in cui accada qualcosa di strano…
Preoccuparsi può essere di aiuto in fase di risoluzione di un problema, nel momento in cui abbiamo bisogno di alzare il livello dell’attenzione, per cui c’è necessità di avere la giusta adrenalina; in tutti gli altri casi è perlopiù dannoso.
Allora, cosa fare? Come poter trovare la giusta tranquillità mentale?
Ecco alcuni consigli utili:
- Consapevolezza: E’ una delle parole più abusate, perché data spesso per scontata. Pensiamo frequentemente di sapere ciò che ci preoccupa, o addirittura di conoscerne la soluzione… Ma ogni preoccupazione può portare dei segnali precisi, delle reazioni precise, che possono aiutarci a capire cosa sta succedendo e come poter uscire dalla trappola. Prima di colpire il nemico, è necessario conoscerlo bene.
- Aumentare l’attività: Può sembrar strano che in risposta all’ansia si debba incrementare la propria attività… Molti, al contrario, promuovono il rilassamento, ma a volte può risultare inefficace di fronte al reinserimento nella routine lavorativa e quotidiana. Incrementare l’attività sembra svolgere una funzione non soltanto distrattiva, ma anche di aumento della propria autostima (in virtù di ciò che riesco a fare nonostante la situazione) e di blocco dei pensieri negativi (trovano ben poco spazio). Un fantastico paradosso che fa rimbalzare le preoccupazioni!
- Prendersi cura di se stessi: Quando siamo presi da un pensiero fisso o ricorrente, questo tende a canalizzare le nostre attenzioni e le nostre attenzioni, al punto che cessiamo di interessarci a noi, a ciò di cui avremmo realmente bisogno. Ed ecco che, pian piano, tale preoccupazione diventa invalidante, finendo per estraniarci dai nostri bisogni e da ciò che può aiutarci a ritrovare la strada: noi stessi.
“A una mente tranquilla l’universo intero si arrende” Chuang-Tzu