Con i ritmi della vita di oggi, sempre di corsa e presi dalla frenesia del quotidiano, può capitare di rivolgere ai nostri bambini espressioni “infelici” o che sottovalutiamo possano produrre effetti indesiderati. A tale proposito, il sito parenting.com ha evidenziato alcune modalità disfunzionali… Ne abbiamo selezionate 5 che ci sembrano essere particolarmente frequenti nel nostro Paese:
- “LASCIAMI STARE!” : Se da un lato è più che lecito staccarsi ogni tanto dai figli, dall’altro ripetere spesso frasi come “lasciami in pace” o “non disturbarmi” rischia di lanciare un messaggio ben preciso: non ho tempo per te. Questo messaggio, se frequente, rischia di costruire un futuro povero di dialogo, in cui vostro figlio difficilmente verrà a raccontarvi i suoi problemi. Di contro, sarebbe utile abituare i bambini fin da piccoli al fatto che i genitori hanno bisogno di tempo da dedicare a se stessi e ai propri doveri. Lasciarli qualche volta con una babysitter o dai nonni fa in modo che si abituino ad interiorizzare un messaggio che diversamente non-capirebbero, sentendosi perolpiù respinti. Inoltre, quando tornerete da loro saranno ben più contenti di vedervi.
- “TU SEI COSI…” : Le etichette, specialmente se negative, rimangono attaccate ai bambini e si trasformano in vere e proprie profezie in grado di autorealizzarsi. “Perché sei sempre così timido?“, “perché sei sempre così scemo?“. Alla fine un bambino si sentirà davvero stupido e comincerà a comportarsi veramente in tal modo. Concentrarsi sul comportamento anziché sulla persona può essere un buon modo per punire la condotta e non-etichettare il bambino: “Hai sbagliato a trattare male la tua amica, vediamo insieme come possiamo rimediare…“
- “PERCHE NON SEI COME TUA SORELLA?” : In presenza di un figlio che si comporta bene viene naturale prenderlo di esempio: “Tua sorella alla tua età si vestiva già da sola…” Ma i paragoni si possono anche ritorcere contro e creare ancor più discriminazione. Fare spesso confronti, inoltre, non aiuta a migliorare i comportamenti e può minare in modo significativo l’autostima del bambino. Occorrerà incoraggiare i successi, ma solo nella misura di ciò che lui riesce a fare: “Bravo, ti sei messo il giubbotto da solo!”.
- “SMETTILA O TE LE DO!” : Le minacce raramente risultano efficaci… “Se lo fai ancora ti sculaccio!” Il problema è che poi si deve dar seguito a tale minaccia, altrimenti si perde di potere. Inoltre, è ormai più che appurato che le sculacciate non migliorano i comportamenti. Si è molto più efficaci se autorevoli e capaci di restare calmi, facendo sentire che avete capito le motivazioni di vostro figlio, ma che in tale situazione si deve fare diversamente. L’obbedienza non è un principio negoziabile o che può esser sempre spiegato/capito: se il genitore si mette a spiegare ogni regola o principio rischia di perdere il suo “status genitoriale”, abbassandosi al livello di un amico o confidente.
- “BRAVISSIMO, SEI UN GENIO” : Gratificare il proprio figlio per qualcosa che ha fatto o raggiunto può essere uno strumento utile ai fini educativi, ma solo se tale gratificazione non è generica o abusata, altrimenti risulta priva di significato. I bambini capiscono benissimo quando la lode è meccanica… Meglio evitare elogi indiscrimanti del tipo “bellissimo il tuo disegno” per ogni disegno che vostro figlio fa ogni giorno. Meglio commentare con “bravo, vedo che hai fatto un bellissimo albero con tanti rami e le foglie verdi“. Anche in questo caso, quindi, è molto più efficace concentrarsi sul comportamento rispetto che sulla persona: “Sono contenta perché sei stato tranquillo a fare il puzzle mentre io stiravo, proprio come ti avevo chiesto…“
“Sono due le cose che i bambini dovrebbero ricevere dai loro genitori: radici e ali” J.W.Goethe