La domanda, estremamente provocatoria, ci riporta ad un antico proverbio, che forse abbiamo sentito o ci siamo ripetuti molte volte. E’ meglio stare soli, conservare la propria dignità ed il proprio orgoglio, anziché insistere in una relazione tossica o con degli pseudoamici, raramente in grado di promuovere un rapporto edificante? Oppure è meglio perseverare in storie e relazioni che, seppur non ottimali, ci mettono al riparo dal rischio dell’isolamento e della solitudine, sperando in qualcosa di migliorabile nel tempo?
Il punto focale della questione è che quando parliamo di solitudine percepita, quindi di una sensazione di vuoto e lontananza dall’altro, non facciamo riferimento alla vicinanza fisica del prossimo, né al numero complessivo degli amici!
Chi sperimenta un forte senso di solitudine, generalmente, lo avverte anche in presenza degli altri. Spesso non si sente a proprio agio, in quanto non riesce ad interagire come vorrebbe, non si sente valorizzato ed arricchito dallo scambio, non si sente desiderato o appagato.
La solitudine dipende il più delle volte dalla qualità percepita delle relazioni che abbiamo e dal sentimento di vuoto emotivo e sociale nei confronti delle persone che ci circondano.
In altre parole, non è il numero delle persone vicine che determina il senso di solitudine provato, quanto la quailità percepita di queste relazioni. Non è un mistero che molte delle persone che si scoprono essere le più sole sono addirittura sposate! La sempre più crescente assenza d’intesa e sintonia, la lontananza emotiva dall’altro, la mancanza di nuovi progetti e ideali comuni sono elementi perfettamente in grado di isolare i membri della coppia, quasi a farli sentire come dei perfetti sconosciuti.
La solitudine, se cronicizzata, può promuovere lo sviluppo di malattie cardiovascolari, favorire il ritiro sociale e incrementare il rischio di depressione.
Quando sentiamo dire – forse anche piuttosto comunemente – “Mi sento solo” da un nostro amico o un nostro caro, cerchiamo di non fare finta di niente o pensare che sia solamente “una fase della vita”.
Da questi mali si può guarire.
“La solitudine è come una lente d’ingrandimento:
se sei solo e stai bene stai benissimo, se sei solo e stai male stai malissimo“
G.Leopardi