A questa domanda, volontariamente provocatoria, dovremmo rispondere cercando di discriminare la determinazione con la quale siamo riusciti a raggiungere dei cambiamenti importanti nella nostra vita, dall’ostinazione con la quale ancora oggi finiamo per complicarci il pane.
Nel primo caso, ci troviamo di fronte a quella virtù in grado di associare motivazione e perseveranza, capace di farci fronteggiare ostacoli e difficoltà, fino al raggiungimento del risultato.
Nel secondo caso, invece, siamo di fronte ad un vero e proprio limite, che ci impedisce di cambiare e adattarci. Succede ogni qualvolta tentiamo di adottare sempre la medesima soluzione ad un problema, nonostante i risultati siano fallimentari. In modo a dir poco paradossale, ci ostiniamo a fronteggiare la difficoltà sempre allo stesso modo, finendo per insistere e inasprire le cose. Arriviamo ad esclamare con consapevole rassegnazione: “E’ sempre così…”, come se non esistesse un copione differente.
La nostra incapacità a mutare schema, a contemplare altre strade, ci conduce spesso ad un vicolo cieco. Facciamo un esempio: io ti parlo e tu non mi capisci, mi ripeto ma ancora non comprendi il significato del mio messaggio, allora urlo e alzo la voce, finendo per arrabbiarmi.
Ogni cambiamento ed ogni adattamento ci chiede di fare un salto: passare ad una nuova prospettiva, ad un nuovo modo di guardare le cose. Solo così potremmo contemplare l’intero panorama di possibilità, evitando di fossilizzarci in soluzioni che non pagano.
Per discriminare efficacemente determinazione e ostinazione, sono solito dare questo suggerimento: prova con tutti i mezzi che hai a disposizione a raggiungere i tuoi obiettivi. Sogna, osa e credi. Dopo un arco di tempo adeguato alla valutazione dei tuoi risultati, fermati e osserva dove ti trovi. Se dopo aver fatto del tuo meglio, proprio non si apre, non ostinarti: quella non è la tua porta.