“Sovente, per diletto, i marinai catturano degli albatri,
grandi uccelli marini che seguono,
indolenti compagni di viaggio,
il bastimento scivolante sopra gli abissi amari.
Appena li hanno deposti sulle tavole,
questi Re dell’azzurro,
goffi e vergognosi,
miseramente trascinano ai loro fianchi le grandi-candide ali,
quasi fossero remi.
Com’è intrigato e incapace questo viaggiatore alato!
Lui, poco addietro così bello, com’è brutto e ridicolo!
[…] E il poeta, che è avvezzo alle tempeste e ride dell’arciere,
assomiglia in tutto al principe delle nubi:
esiliato in terra, fra gli scherni, non può,
per le sue ali di gigante,
avanzare di un passo”
Tratto da “L’albatros” di C.Baudelaire
Quante volte le nostre speranze, le nostre aspettative, nonché i nostri sogni, ci portano a desiderare e costruire scenari del tutto aleatori? Travolti dal desiderio e dalle sensazioni, cominciamo a costruire realtà perlopiù immaginarie che, purtroppo, portano conseguenze concrete: le nostre reazioni, i nostri atteggiamenti, cominciano a spingerci verso tale scenario. In altre parole, come diceva Von Hofmannsthal parlando della relazione fra l’uomo e il mondo, “tutto ciò che è creduto esiste, e soltanto questo“.
I problemi nascono quando poi si fanno i conti con la realtà, cioè quando ci accorgiamo che tale scenario era reale solo nella nostra mente e tutto ciò che ci avevamo visto/messo era frutto solo ed esclusivamente di ciò che era nostro desiderio.
Alienarsi dalla realtà, specialmente se sofferente, può esser considerata una sorta di difesa o di fuga e, se da un lato può proteggere, dall’altro può imprigionare in una dimensione parallela.
In altri termini, a seguito dell’illusione, piuttosto che precipitare nella delusione, si preferisce continuare a credere nella propria realtà immaginaria che protegge dall’abisso. Proprio come si era illuso di fare il povero Albatros: in cielo è “il Re dell’azzurro“, mentre in terra, “esiliato fra gli scherni, non può, per le sue ali di gigante, avanzare di un passo“.